mercoledì 23 novembre 2011

Asterios Polyp




David Mazzucchelli, Asterios Polyp, Coconino Press-Fandango Libri, Bologna, 2011.
Edizione originale USA: Pantheon Books, 2009.

Ho finito ieri di leggere questa graphic novel, di cui avevo letto ottime recensioni. E devo dire che confermo il giudizio positivo!
Si tratta della storia dell'architetto "di carta" (di cui cioè nessun progetto è mai stato realizzato) Asterios Polyp: un uomo molto preciso, quadrato, dalle idee e valori ben chiari. Forse l'appartamento di Asterios brucia nel giorno del suo cinquantesimo compleanno; forse Asterios ha un gemello, che rappresenta un po' il suo complemento, la sua parte più malleabile e ingenua. E così l'architetto riflette sulla sua vita e sul mito di Orfeo, scoprendo che a guardarsi indietro forse non si poi così male. O forse sì. Diciamo che la storia ha un finale aperto.

Molto particolari sono gli accorgimenti grafici utilizzati dall'autore: per rappresentare l'incomucabilità di fondo fra qualunque essere umano diverso da se stesso, ogni personaggio ha baloon e lettering diversi. In alcuni casi, quando lo scontro fra personalità si fa più forte, il disegno si divide in due stili differenti (ma non troppo), percezioni diverse della stessa realtà. Uno strategemma forse non troppo raffinato, ma molto efficace. Anche il colore viene utilizzato per raccontare questo intreccio di personaggi: nel romanzo le pagine sono a dominanza blu, gialla o rossa a seconda di chi sia il protagonista del momento. Notevole il fatto che quando Mazzucchelli racconta la storia di Asterios e della moglie Fiore/Margherita, i colori rosso e blu rimangono ben distinti; ma il colore dominante di tutta la storia, quello con cui sono tracciati tutti i contorni, è il viola. Perchè, in effetti, è impossibile raccontare la storia di una sola persona.
Infatti, la fisicità dei baloon ha anche un altro risvolto: il messaggio, forte e chiaro, è che ciascuno di noi modella la realtà intorno a sè. E non intendo solo in senso Fichtiano, di "percezione della realtà"; ma in senso sociale, di modifica di ciò che ci circonda. La nostra vita non è solo quello che noi facciamo, pensiamo e siamo, ma anche i vuoti -le forme vuote- che creiamo intorno ad essa.



Alla fine, nelle ultime pagine, colori e baloon sembrano riconciliarsi. Ma non è detto che questo sia concesso alla razza umana - come a Orfeo non è concesso di voltarsi a guardare Euridice.

Una storia bella e ben raccontata, che mi sento di consigliare anche per la bella edizione (il progetto grafico è dell'autore. Peccato solo che in libreria il tutto sia incellofanato, e non si possa sfogliare il volume).

2 commenti:

  1. Che perfetta analisi. IO trovo molto interessante e divertente il fatto di diversi colori per rappresentare la stessa situazione, vista da 2 punti diversi.
    A te sembra troppo banale?

    RispondiElimina
  2. Addirittura perfetta! che esagerazione :)
    Forse un po' "banale" nel senso che è il primo strategemma che viene in mente a chiunque: però è davvero molto efficace! E Mazzucchelli poi lo usa benissimo: in una stessa vignetta riesce a rappresentare due punti di vista differenti.
    A volte la semplicità vince!

    RispondiElimina