Paco Roca, L'inverno del disegnatore, Tunuè, Latina, 2011.
Edizione originale spagnola: El invierno del dibujante, Astiberri, 2010.
Io di Paco Roca avevo già letto la graphic novel Rughe, e mi ero addirittura commossa. Un racconto magistrale sull'alzheimer, la vecchiaia e la vita, che stra-consiglio a tutti. Questo per dire che ero partita con delle aspettative discretamente alte: sapevo che L'inverno del disegnatore non era un romanzo, ma confidavo nell'abilità narrativa di Roca.
In effetti non sono stata tradita.
Credo che quello che più mi piaccia, di questo autore, sia il suo tratto: è netto, senza incertezze, terribilmente immutabile. Eppure espressivo. In Rughe, il solo volto di Emilio riusciva a trasmettere con i suoi piccoli occhi lo spaesamento totale, l'incomprensibilità non della malattia, ma della vita. Nell'Inverno del disegnatore - che ha più personaggi e meno primi piani - , anche solo l'atteggiamento dei protagonisti racconta bene personalità e sensazioni.
E poi c'è questa trovata dei colori: non più pagine bianche, ma colorate. Un colore per ogni stagione in cui si svolge la storia: blu, giallo, rosa e marrone, mischiati in un intreccio non cronologico. Serve per ribadire l'alternanza dei tempi in una storia di ampio respiro, ma trasmette anche diversi stati d'animo: come si può non capire che tutto è finito, se ogni cosa è autunnale e marrone e spenta? E il blu, non significa un congelamento di rapporti e contatti, destinato però non a sciogliersi e non decomporsi?
Edizione originale spagnola: El invierno del dibujante, Astiberri, 2010.
Io di Paco Roca avevo già letto la graphic novel Rughe, e mi ero addirittura commossa. Un racconto magistrale sull'alzheimer, la vecchiaia e la vita, che stra-consiglio a tutti. Questo per dire che ero partita con delle aspettative discretamente alte: sapevo che L'inverno del disegnatore non era un romanzo, ma confidavo nell'abilità narrativa di Roca.
In effetti non sono stata tradita.
Credo che quello che più mi piaccia, di questo autore, sia il suo tratto: è netto, senza incertezze, terribilmente immutabile. Eppure espressivo. In Rughe, il solo volto di Emilio riusciva a trasmettere con i suoi piccoli occhi lo spaesamento totale, l'incomprensibilità non della malattia, ma della vita. Nell'Inverno del disegnatore - che ha più personaggi e meno primi piani - , anche solo l'atteggiamento dei protagonisti racconta bene personalità e sensazioni.
E poi c'è questa trovata dei colori: non più pagine bianche, ma colorate. Un colore per ogni stagione in cui si svolge la storia: blu, giallo, rosa e marrone, mischiati in un intreccio non cronologico. Serve per ribadire l'alternanza dei tempi in una storia di ampio respiro, ma trasmette anche diversi stati d'animo: come si può non capire che tutto è finito, se ogni cosa è autunnale e marrone e spenta? E il blu, non significa un congelamento di rapporti e contatti, destinato però non a sciogliersi e non decomporsi?