mercoledì 23 novembre 2011

Asterios Polyp




David Mazzucchelli, Asterios Polyp, Coconino Press-Fandango Libri, Bologna, 2011.
Edizione originale USA: Pantheon Books, 2009.

Ho finito ieri di leggere questa graphic novel, di cui avevo letto ottime recensioni. E devo dire che confermo il giudizio positivo!
Si tratta della storia dell'architetto "di carta" (di cui cioè nessun progetto è mai stato realizzato) Asterios Polyp: un uomo molto preciso, quadrato, dalle idee e valori ben chiari. Forse l'appartamento di Asterios brucia nel giorno del suo cinquantesimo compleanno; forse Asterios ha un gemello, che rappresenta un po' il suo complemento, la sua parte più malleabile e ingenua. E così l'architetto riflette sulla sua vita e sul mito di Orfeo, scoprendo che a guardarsi indietro forse non si poi così male. O forse sì. Diciamo che la storia ha un finale aperto.

lunedì 14 novembre 2011

Di Silvia Ziche e dell'espressività disegnata


Silvia Ziche è una delle prime disegnatrici che io abbia imparato a riconoscere a colpo d'occhio su Topolino, quando ero ancora bambina e gli autori delle storie mi erano abbastanza indifferenti: il suo tratto è inconfondibile, e la Papernovela (Il papero del mistero, Topolino 2115-2138, 1996) è stata una vera rivoluzione in casa Disney. In questa lunga storia divisa "in uno sproposito di puntate", per la prima volta i personaggi dei paperi uscirono dai loro ruoli tradizionali, con un'ironia e leggerezza fino ad allora impensabili: come ricordato dalla stessa autrice al Lucca Comics 2011, questo fu possibile anche grazie allo strategemma della recitazione - una sorta di meta-narrazione nel fumetto stesso. In ogni caso il filone ha avuto successo: penso sia merito anche di questa prima apertura se oggi Topolino e Paperino non sono così seri e stereotipati come una volta!

giovedì 10 novembre 2011

Blankets


Craig Thompson, Blankets, Rizzoli Lizard, Milano, 2010. 
Prima edizione USA: Top Shelf Productions, 2003.
Prima edizione in lingua italiana: Coconino Press, Bologna, 2004.

Blankets è una graphic novel, o romanzo grafico che dir si voglia: senza dubbio il mio genere preferito di fumetto! Ed è assolutamente una delle opere che meglio riesce a mettere in relazione concetto e segno, nel modo che ho spiegato nel post precedente.
La storia è semplice: un romanzo di formazione, autobiografico; la storia del primo amore e della sua fine. C'è anche il rapporto complesso con la religione: Craig, protagonista e autore, è cresciuto in una famiglia cristiana molto devota, e il catechismo e le attività parrocchiali lo hanno accompagnato per tutta l'adolescenza. Il ragazzo, crescendo, legge la Bibbia e si fa domande sempre più complesse sul rapporto fra Dio e gli uomini.
Eccezionale è il modo in cui la storia è raccontata: i disegni riescono a rappresentare perfettamente le sensazioni del momento. Sembra quasi che una musica, un'armonia, pervada tutta la narrazione, con tutti cambi di ritmo, pause, momenti di attesa necessari. Vi riporto ad esempio pagina 447 (edizione Rizzoli): dopo la prima notte d'amore passata insieme dai due adolescenti, c'è l'esemplificazione grafica davvero superba di come i pensieri, il sonno e la musica stessa della vita possano avvolgere due innamorati. E non è certo l'unica tavola che meriterebbe di essere esposta: ma, tratti fuori dal contesto della storia, i segni perderebbero molta della loro efficacia.
Una vera opera d'arte in forma di fumetto.




Una curiosità, dichiarata da Craig Thompson all'ultimo Lucca comics: pare che nella sua famiglia, appunto molto osservante, ai bambini fosse vietato leggere troppi libri, considerati "inadatti". Ma i fumetti erano concessi, perchè erano ritenuti un prodotto solo per bambini: ecco perchè in Blankets Craig e il fratello Phil hanno tanta passione per il disegno. Ed ecco perchè Craig Thompson, a 10 anni, ha deciso di fare il fumettista.

sabato 5 novembre 2011

Del fumo

Will Eisner ha definito il fumetto "arte sequenziale": arte cioè in movimento, che narra delle cose e con esse cambia. Questo è certamente vero, anzi, innegabile.

Ma prima di tutto il fumetto è comunicazione. Comunicazione che per esprimersi utilizza almeno due tipologie di linguaggi: la lingua scritta, e le immagini. La lingua scritta è abbastanza facile da usare: ci sono regole ben precise, grammatiche normative da rispettare. Se non osservi le regole, sbagli e la gente ti crede ignorante (a meno che Marinetti non abbia preparato per te un manifesto).
Nelle immagini è tutto più difficile. Le regole ci sono, come ad esempio per la prospettiva, ma non è proprio obbligatorio rispettarle. E' più facile eluderle, creare una poetica molto personale: è ovvio che gli orologi non si sciolgono, e che i castelli non galleggiano nell'aria. Ma si possono disegnare entrambi, e nessuno trova da obiettare. Anche la prospettiva si può alterare, e sarà perchè l'artista voleva trasmettere qualcosa di particolare, solo suo, fuori dalle regole. Si può fare.
Il fatto, credo, è che le immagini rappresentano qualcosa che esiste anche nella realtà: ci basta distogliere lo sguardo dal foglio, e siamo rassicurati su come davvero funziona il mondo sensibile. E quindi quella disegnata è l'idea dell'artista, e non si obietta. Il linguaggio delle parole invece non esiste al di fuori dell'uomo e della società: non esiste uno standard reale, ciascuna deviazione è pericolosa perchè può portare a una modifica delle regole per tutti quanti, sul lungo termine. E' già accaduto, e in realtà accade in continuazione: la lingua è viva, ma farla vivere troppo è un atto sovversivo.

E il fumetto mette insieme questi due tipi di linguaggio, così diversi. A volte c'è uno sceneggiatore, che scrive le battute e immagina a grandi linee la disposizione delle vignette; e poi un disegnatore, che realizza le immagini. Se il disegnatore e lo sceneggiatore si conoscono bene, può venir fuori un bel lavoro. 
Altre volte invece c'è un autore unico, che si occupa sia della parte testuale che di quella grafica: ecco, qui tutto è più difficile, perchè di solito si è esperti di uno solo dei due linguaggi. Ma il fumetto che verrà fuori, potrà essere ancora migliore.

Quello che il fumetto cerca è la piena espressione, il concetto espresso al meglio attraverso l'utilizzo di immagini e parole, che devono abbinarsi fra loro il più possibile, per far funzionare il tutto.
Potrebbero anche contrastarsi apertamente, certo: ma pure quella sarebbe espressione di un disagio, di una dissonanza.