mercoledì 11 gennaio 2012

Le regole del gioco



Will Eisner, Le regole del gioco, Kappa Edizioni, Bologna 2002
Edizione originale U.S.A.: The Name of the Game, DC Comics, 2001.


Si possono cambiare le regole del gioco? Sono fatte per essere infrante, per essere infrangibili? Ovviamente, dipende dal gioco. Quello di Will Eisner, secondo quanto detto dallo steso autore nell' "Introduzione all'edizione italiana", è il matrimonio: in realtà, in questo fumetto si parla di famiglia. Famiglia però intesa in senso civico e sociale, come primo tassello delle istituzioni sociali: e quindi, senza pretendere minimamente di toccare l'argomento, Eisner parla in realtà delle regole della nostra società.


L'argomento stesso delle regole non è trattato in maniera diretta (atteggiamente tipico del nostro fumettista: è così in tutte, tutte, le sue opere. Almeno in quelle che ho letto io): per renderle evidenti si narra la vicenda di Conrad Ahrnheim, erede di una famiglia dell'alta società ebrea a New York. Nel corso del fumetto assistiamo alla sua intera vita, dall'adolescenza, ai due matrimoni, alla nascita di due figlie. Vengono anche narrate storie di personaggi collaterali, collegati in vario modo agli Ahrneim o all'azienda di famiglia, una fabbrica di corsetteria tramutata in società di gestione finanziaria, fra gli alti e bassi dell'economia del '900.
Il tutto, raccontato nel tratto caricaturale tipico di Eisner, si conclude con la morte di Conrad; anche se si intravede il seguito nelle vicende della nuova famiglia formata dalla figlia Rosie.


Quali sono dunque, le regole del gioco di questo fumetto?
In realtà, la regola è una sola: la prosecuzione del buon nome della famiglia. Il rispetto della norma è garantito dalla pressione sociale, in una moderna "società della vergogna": gli uomini sono i più sensibili a questa responsibilità, e non riescono neanche ad affermare una propria personalità. Così il fratello minore di Conrad, Alex, si dà presto all'alcoolismo e alle scommesse: ma il sospetto è che ciò succeda per il solo motivo che la famiglia, sin dalla sua infanzia, non si aspettava da lui niente di buono.

Le donne sono invece considerate meno importanti per l'economia familiare, e quindi sono paradossalmente più libere: tentano disperatamente di ribellarsi, in nome del buon senso o della vanità personale. Ma su di loro, oltre alle scarse aspettative, agisce anche un controllo fisico pressante: Eva Krause, seconda moglie di Conrad, dichiara da subito di non voler essere toccata, e di non volere figli; ma il marito approfitta di lei in un momento di ebrezza, portando così alla nascita della figlia Rosie. Quest'ultima, nata e cresciuta in un'epoca che reclamava a gran voce l'indipendenza femminile (siamo ormai negli anni '60-'70), sposa il poeta di umili origini Aron Kayn. Ma anche quest'atto di ribellione è destinato al fallimento: Aron, per garantire alla moglie il tenore di vita giudicato adeguato, finisce per entrare nella società finanziaria e per adeguarsi, ennesimo protagonista, alle regole del gioco. Ci si potrebbe chiedere perchè non abbia risposto alle aspettative dei propri genitori, orgogliosi di un figlio dall'animo poetico: la realtà è che anche loro, ebrei emigrati da poco e senza parentele, desideravano entrare a far parte di una famiglia altolocata e numerosa. Il desiderio di aggregazione finisce così per vincere sulle regole di buon senso, e anche su quelle di umanità: la morte della prima figlia di Conrad, Lilli, appare quasi un fatto inevitabile. Infatti la ragazza, bruttina e non molto intelligente, innamorata di un umile maestro di sci, avrebbe in ogni caso rischiato di infrangere la regola.



Il matrimonio e l'ingresso in società sembrano, in conclusione, eventi estremamente tragici, che annullano le personalità che le vivono: ma questa tragicità, come accennato, non è affatto esplicita nel fumetto. Immagino esistano altre chiavi di lettura, che io al momento però non individuo...sarò felice se vorrete suggerirmele!

Ultima novità: ho intravisto in libreria che Fandango sta facendo una ristampa delle opere di Eisner. Le edizioni in realtà mi sembrano identiche a quelle della Kappa...ma devo ancora esaminarle con cura!


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