sabato 14 aprile 2012

Poulet à l'Amelie

Pollo alle prugne, di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, 2011, distribuito da Officine Ubu.
Titolo originale: Poulet aux prunes.


Della graphic novel Pollo alle prugne vi avevo già parlato. Ora ho visto anche il film - nelle sale italiane da prima di Pasqua - e purtroppo ve lo devo dire: non funziona.

Riconosco di non intendermene molto di cinema (pur frequentando assiduamente le sale milanesi): ma se metà della sala cade in catalessi e si rialza stiracchiandosi, allora qualcosa non va.

Innanzitutto, la trama: è esattamente uguale a quella del fumetto. Questo potrebbe in genere essere considerato un bene, come ben sa qualunque fan di un libro trasformato in pellicola. Il problema però è che nella graphic novel in questione non succede praticamente nulla: tutta la narrazione si basa sulle elucubrazioni mentali del protagonista, impegnato nei ricordi nell'attesa della morte.
Se questo funziona bene nel fumetto, dietro una telecamera non lo fa. Lo svolgimento è terribilmente lento, per un film che vuol essere guardato nel 2012.
I registi, Satrapi e Paronnaud, dovevano essere in realtà ben consapevoli di questo problema: infatti hanno ravvivato l'intreccio con effetti magici
Ad esempio, il fumo, espirato spessissimo dai protagonisti come quasi sempre nei film francesi, viene trattato come un elemento vivo: alla morte della madre di Nasser, guida con leggerezza lo spettatore negli accadimenti successivi. Un'immagine molto poetica, che potrebbe essere apprezzata meglio se non fosse circondata da elementi analoghi: l'apparizione di un vecchio pazzo/saggio al funerale della stessa madre, il viaggio del fiocco di neve sulla città, i giochetti di prestigio del venditore di cianfrusaglie e dell'angelo della morte Azrael.

Il risultato purtroppo non è quello sperato: il film sembra una copia non riuscita del Favoloso mondo di Amelie.



Oltre a questi elementi magici, c'è ovviamente la somiglianza della fotografia dai colori accesi, il taglio di capelli dell'amata Irane (che già nel fumetto era effettivamente simile), la presenza di una voce narrante. E poi c'è Jamel Debbouze, che in Amelie faceva l'apprendista ortolano, e che in Pollo alle prugne ricopre ben due ruoli: il venditore di cianfrusaglie a Mashad e il già citato vecchio pazzo.
Infine, il gran tocco d'imitazione: per conoscere Irane, nel film Nasser continua a rompere e a portare a riparare nel negozio del padre di lei un costoso orologio da tavolo. Ricorda forse qualche vicenda di fototessere...?


Il multiforme Jamel Debbouze.

La domanda è ovviamente PERCHÉ? Se si voleva movimentare la storia, era possibile ricorrere ai disegni animati; sappiamo che la Satrapi non ama ripetersi, ma così ha ripetuto non un'opera sua, bensì quella di Jean-Pierre Jeunet.

Infine, la cosa che forse ha irritato solo me ma lo ha fatto profondamente, è la questione del doppiaggio. Di nuovo, perché, perché i personaggi di una storia ambientata a Teheran sono stati doppiati come se parlassero francese? Lo so che gli attori effettivamente recitavano in lingua di Francia, ma lo sappiamo ormai tutti che c'è modo e modo di doppiare (e di tradurre in generale). Solitamente si lascia un'impronta del linguaggio originale, per far capire che i personaggi, fra di loro, non stanno effettivamente parlando italiano, e si trovano in un paese dall'altra parte del mondo. È una cosa avvertibilissima, ad esempio, nei film di Hayao Miyazaki distribuiti dalla Lucky Red.
Sono però pienamente convinta che a Teheran, qualunque lingua/dialetto/linguaggio dei segni le persone parlino, non lo fanno usando le espressioni tipiche della lingua francese.

Mi dispiacerebbe però concludere il post solo con critiche negative...e vi rivelo che c'è una parte del film che mi è piaciuta: quella finale, dove finalmente le carte si smuovono e si tirano le fila degli eventi. A partire dall'apparizione dell'angelo della morte Azrael:


Un personaggio che a me ha fatto veramente paura (con quegli occhietti e denti bianchi bianchi...), e risvegliato dal torpore della prima ora di film. Comunque, un angelo della morte non direbbe mai "su, coraggio!", come un qualsiasi parigino smorfiosetto.

2 commenti:

  1. Bravò Estuàn (à la française)!

    Non me ne intendo di escatologia shiita (con qualche probabile influenza zoroastriana), ma mi sembra strano che un angelo della morte abbia le corna... :-)

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  2. Grazie viaggiatore!
    Ovviamente ne so poco anch'io di dottrine islamiche, ma comunque credo che qui - come nel fumetto, dove ha sempre le corna - lo scopo di Azrael sia quello di spaventare il più possibile Nasser. Perciò deve essere nero e brutto come il diavolo, che ha anche le corna.

    In realtà, secondo Wikipedia (non sono riuscita a rintracciare la fonte) Azrael dovrebbe avere 4 facce e 4.000 ali, e un corpo formato interamente da occhi e lingue, in numero corrispondente a quello degli abitanti della Terra. Questo sì, sarebbe spaventoso! Ma si capisce facilmente perchè la Satrapi abbia scelto di sintetizzare il tutto :)

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