Craig Thompson, Habibi, Rizzoli Lizard, Milano, 2011.
Edizione originale USA: Habibi, Pantheon, 2011.
Oltre all'ambientazione, è molto caratteristico anche il tipo di narrazione che l'autore ha scelto di usare: gran parte della graphic novel è infatti costituita da una riflessione sulla lingua (araba, ovviamente). Che musica e linguaggio siano legati è innegabile: tutti sappiamo che ciascuna lingua e dialetto hanno un ritmo, una musicalità propri e di solito ben distinguibili.
Bene, per Craig Thompson un fenomeno analogo lega lingua scritta e rappresentazione grafica. Ai fini di una piena comprensione, nell'alfabeto non conterebbe solo il significato delle singole lettere, ma anche la loro forma: il significante di ogni parola avrebbe un proprio un valore, rafforzando il significato vero e proprio. Su questo presupposto si basa tutta la storia di Habibi, ambientata non a caso in un paese di lingua araba: una lingua dall'alfabeto senza dubbio affascinante, con lettere che cambiano di significato e forma a seconda della posizione nella parola.
Ovviamente, musicalità e "disegno" di una lingua, al pari di un odore anche forte, sono meglio percebili da chi non li vive quotidianamente: forse questo è uno dei motivi che hanno spinto Thompson a scegliere una lingua e una cultura tanto distanti. Con la conseguenza che l'elaborazione della storia ha richiesto ben sette anni, secondo quanto dichiarato dall'autore stesso.
Oltre a tutte le implicazioni religiose, linguistiche e culturali, la trama è in più molto lunga e complessa: in un ambiente simile a quello dell'Arabia Saudita o del Bahrein, Dodola e Zam sono due bambini venduti o abbandonati dai genitori, che devono sfuggire alla schiavitù e badare a se stessi. Dodola, di nove anni più grande, adotta Cam (lo ribattezza Zam) e lo fa vivere con se in una nave abbandonata nel deserto. Dopo alcuni anni i due vengono separati: Dodola finisce nell'harem di un sultano, Zam diviene eunuco nel tentativo di avvicinarsi alla divinità. Si incontrano nuovamente grazie ad alcuni eventi tragici, e, ormai adulti, iniziano a vivere come una famiglia. La storia si conclude con loro che si allontanano dalla grande città, luogo di perdizione, dopo aver anche adottato una bambina.
Nel mentre succedono ovviamente molti altri eventi; il fumetto conta ben 665 pagine, più alcune note e una piccola appendice.
Il legame scrittura-disegno viene più volte ribadito nel corso della storia: nella religione islamica, come nell'ebraica, la divinità si esprime attraverso le parole. Esistono parole e lettere sacre, che non devono essere nominate o che invece hanno funzione di protezione. Queste lettere vengono analizzate con cura, rivelando in realtà di rappresentare la natura. Ad esempio, un serpente che assume forme di lettere sacre conduce Zam a scoprire un grande lago - vita nel deserto; ma quando il ragazzo tenta di avvicinarsi alla divinità in maniera più mistica, rimuovendo la causa delle sue passioni terrene (diventando eunuco), l'esperienza si rivela un disastro.
Craig Thompson presenta una riflessione inaspettata, considerata anche la sua formazione religiosa (ma forse l'esperienza protestante è diversa): Dio è rappresentato da lettere, che rappresentano anche aspetti della natura. Di conseguenza, il Dio da ricercare in questa vita è quello degli elementi naturali; il suo livello spirituale è per noi irraggiungibile.
Circa quattrocento anni fa Giordano Bruno fu messo al rogo, per un ragionamento abbastanza simile.
Anche se sembrano non rendersene conto, Dodola e Zam Zam adulti agiscono in base a questo principio; il loro allontanarsi dalla città può essere addirittura considerato il momento fondativo di una nuova religione. L'atto era stato in effetti sapientemente preparato da Craig Thompson: in tutta la graphic novel si respira un confronto serrato con il mito del diluvio e di Noè, per contrasto e somiglianza. Tema ricorrente è quello dell'acqua: se l'arca era stata costruita per sfuggire alle piogge, la nave dei due ragazzi solca invece le sabbie del deserto. Per salvarsi, dopo essersi ricongiunti, Dodola e Zam devono tuffarsi e risalire dalle aque putride di rifiuti di una baraccopoli; e Zam finirà poi per lavorare alla manutenzione di una grande diga, che ha allagato una valle e assetato l'intero stato. Zam Zam è in realtà il nome della fonte scoperta da Ismaele, cacciato via da Abramo; e Cam, il nome originale del protagonista, è invece il figlio maledetto da Noè, perchè aveva riso della sua nudità o per stregoneria. In ogni caso, Cam/Zam si allontana dal padre (dalla religione dei padri) per fondarne una propria.
Insomma, Habibi è una graphic novel estremamente interessante e coinvolgente; ma in realtà credo di non essere riuscita ad afferrare nemmeno la metà dei significati stratificati. Al pari che per Moby Dick, si consiglierebbe una rilettura preliminare di Bibbia e Corano. Altrimenti, si può comunque leggere una bella storia sull'amore per l'uomo e per la natura.
Vi lascio con l'ormai consueta anteprima (lodi sperticate a issuu.com e a chi lo utilizza!), mentre qui trovate degli interessantissimi bozzetti preparatori.
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