venerdì 10 ottobre 2014

Il potere sovversivo di una mostra: gli indipendenti e Tex


Il potere sovversivo della carta. Dieci anni di fumetti autoprodotti in Italia, a cura di Sara Pavan, Agenzia X, Milano 2014

Del potere sovversivo della carta, libro uscito nel marzo 2014, non vi ho colpevolmente mai parlato. L'avevo letto con entusiasmo e lo avevo consigliato a qualche amico, ma per scriverne sul blog aspettavo forse l'occasione giusta. Ed eccola qua: il Wow Spazio Fumetto di Milano gli dedica addirittura una mostra.


L'inaugurazione si terrà domani, sabato 11 ottobre, alle 18: interverranno la curatrice, Sara Pavan, l'ideatore di Lupo Alberto Silver, i fumettisti Francesco Cattani e Roberto La Forgia. Si discuterà del libro e della scena indipendente italiana: per chi non segue abitualmente le autoproduzioni, sarà una buona occasione per scoprire nuovi autori o lavori poco noti di fumettisti oggi affermati.


Se invece, o in più, volete dedicarvi alla lettura del libro, avete tutta la mia approvazione. Sara Pavan ha costruito, tramite interviste, un buon riassunto della scena indipendente in Italia negli anni 2000 (con un'incursione nei '10 per poter includere Zerocalcare). Oltre che dell'ormai notissimo fumettista romano si parla di Andrea Bruno, Alessandro Baronciani, Giulia Sagramola, Francesco Cattani, Tuono Pettinato, Roberto La Forgia, MP5, Amanda Vähämäki, Alessandro Tota, Romina Pelagatti, Strane Dizioni e del lettore Alberto Choukhadarian. Bonus: la prefazione di Davide Toffolo, la postfazione di Daniele Brolli (ricordate Valvoline?) e un intervento di Emanuele Rosso



Uno dei dati interessanti che risultano dalle interviste è il diverso atteggiamento degli autori nei confronti dell'autoproduzione: c'è chi come MP5 la ritiene una scelta di vita, e chi invece l'ha utilizzata perché non conosceva o non aveva accesso ad altro (vedi i casi di Roberto La Forgia e Zerocalcare), e quando ne ha avuta la possibilità è passato a editori tradizionali. Ci si trova quindi a riflettere: se, come ricorda Amanda Vähämäki citando Igort, quella del fumettista è una responsabilità (come quella dello scrittore, o del regista) per la diffusione di messaggi di valore, ha senso rifugiarsi in piccole produzioni dalla conseguentemente piccola diffusione? E se invece l'autoproduzione è una scelta "antisistema", come farsi notare al di fuori della ristretta cerchia di persone dalle idee già simili, se si utilizzano produzioni che circolano solo in quegli ambienti? È un dilemma affidato ovviamente alla coscienza di ognuno, forse compromesso dal fatto che il mondo del fumetto è così piccolo che tutti in realtà si conoscono già, e solo nel momento in cui si raggiunge un successo veramente inaspettato (vedi Zerocalcare o Gipi) ci si accorge che ci sarebbe anche qualcun altro al di fuori pronto ad ascoltare, se solo si riuscisse a raggiungerlo.
Una soluzione recente è quella dell'utilizzo del web: negli ultimi anni, siti come Mammaiuto o Verticalismi hanno pubblicato ottimi webcomics, facendo affidamento sul crowdfounding per le edizioni cartacee; e ci sono anche autori che singolarmente (ad esempio Sio, o Daw) hanno raggiunto buoni risultati, arrivando a notevoli condivisioni sui social e a pubblicazioni regolari in libreria o edicola. Purtroppo questi casi nel volume non vengono nè trattati nè accennati: il web viene lodato come aggregatore alternativo alle fiere, ma non se ne analizzano le vere potenzialità. Il problema è certamente che, negli anni fra il 2000 e il 2010, il web non aveva ancora dato grandi risultati. Va detto in realtà che in quel periodo portali come Shockdom e fumettisti come Makkox erano già attivi, e ci si chiede quindi se il quadro della Pavan non sia forse eccessivamente centrato sulla situazione bolognese e sulle riviste cartacee. Il libro resta comunque un ottimo punto di partenza per chi voglia poi approfondire il discorso.



La mostra al Wow sarà visitabile fino al 26 ottobre. E se dopo la visita deciderete che dell'autoproduzione e dei suoi eroi ne avete abbastanza, potrete dedicarvi anche al mainstream: in contemporanea con i fumetti autoprodotti si espone infatti la pubblicazione più popolare che si possa immaginare in Italia. Già, Tex, un colosso da 200.000 copie a numero. Al primo piano del museo, quindi con ingresso a pagamento, si espongono fino al 18 gennaio oltre 200 copertine, qualche tavola e molte prime edizioni del cow-boy dalla camicia gialla. La maggior parte delle illustrazioni sono di Aurelio Galeppini: guardando attentamente, potrete scoprire di quando dimenticò quante dita contasse la mano di Tex, o esaminare le censure apportate alle prime strisce della serie, quando gli "scagnozzi" diventarono "uomini" e la tavola fu completamente ridisegnata.







2 commenti:

  1. Ciao. Sono stato all'incontro ieri e devo dire che se non avessi letto il tuo blog me lo sarei perso. Sono soddisfatto di come e' andato, l'argomento mi interessava molto.
    Per ora non ho il libro ma me lo sono segnato tra le cose da fare.
    Grazie (ancora) per la segnalazione.

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    1. Ciao Sebastiano, sono contenta che la segnalazione sia stata utile! C'ero anche io all'incontro, sicuramente ci siamo visti :)

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