venerdì 19 luglio 2013

Il Giappone a Milano



Fino al 21 luglio, alla Rotonda della Besana di Milano, prosegue il Milano Manga Festival. In realtà si tratta di una mostra, con qualche evento collaterale, in esposizione sin dal mese di maggio (ve ne avevo già parlato un paio di volte).
Io sono andata a visitarla solo domenica scorsa, perché amici che lo avevano fatto non me ne avevano parlato tanto bene. Purtroppo, avevano ragione loro.


L'ingresso della mostra costa ben nove euro: ma niente paura, consente di vedere al cinema i film Nexo digital - non 3d - al modico prezzo di 8€ (prezzo maggiorato per tutti i manga fan?). 
Una volta dentro, si scopre che l'esposizione è effettivamente molto vasta e sembrerebbe valevole del prezzo: si parte dalle origini del manga nel XIX secolo, con Hokusai e altri disegnatori, fino ai lavori dei giovani autori autoprodotti giapponesi. Ci sono due zone dedicate alle riviste, un'area con filmati di grandi mangaka, fra cui Osamu Tezuka, e una zona in cui sono esposti i gadget più popolari in Giappone. Un'ala della Rotonda è interamente dedicata a Capitan Tsubasa (noto in Italia come Holly e Benji), con un divertente schermo interattivo che simula una porta di calcio in cui tentare di fare gol.
Attraverso queste aree si snoda una linea del tempo, con didascalie e riproduzioni di tavole del periodo di riferimento. Al centro dello spazio espositivo, un totem di manga impilati rappresenta l'andamento della produzione annuale negli ultimi trenta anni, mentre ipad saldamente incastonati in colonnette consentono di sfogliare qualche fumetto digitale rigorosamente in giapponese.



Davvero tanta roba, molto interessante, che richiederebbe diverse ore di studio concentrato.
Ma quasi niente è tradotto in italiano.


Bello, cos'è?

Nella lingua del bel paese dove il sì suona ci sono i pannelli esplicativi, che introducono le diverse sezioni e i periodi storici, e poco altro: per la maggior parte delle tavole esposte (quasi tutte riproduzioni, ben pochi originali) le didascalie riportano titolo e autore solo in giapponese, con la trascrizione fonetica in caratteri occidentali.
Il testo all'interno delle tavole non è mai tradotto - il che, riconoscerete, rende il tutto meno accattivante. Se avete accompagnatori non molto motivati, dopo poco li ritroverete davanti alle postazioni dei videogiochi in prova.

 



Anche i pannelli in italiano presentano qualche pecca. Quelli all'interno delle sezioni speciali esibiscono un'ortografia traballante. In generale, salta all'occhio la mancanza di una revisione generale. A titolo di esempio lampante & disturbante, i titoli delle opere esposte sono scritti in almeno tre modi diversi: in corsivo, 「racchiusi fra queste virgolette strane」, oppure come il resto del testo ma con l'iniziale maiuscola. Inoltre, diverse informazioni sono ripetute più volte in pannelli diversi.

In generale sembra essere mancata attenzione al paese ospitante. Anche per le opere maggiori, escluso Capitan Tsubasa, non si fa cenno alle edizioni italiane e al successo nel bel paese. Una sezione avrebbe potuto essere dedicata proprio a questo: da quando si leggono manga in Italia? Perchè sono arrivati prima i "cartoni giapponesi" che i fumetti? Come mai negli anni '90-'00 si è assistito a un boom? Nella linea del tempo, che prosegue sul pavimento per tutto il percorso espositivo, sono indicati i maggiori eventi in Giappone e in Italia: per il nostro paese riguardano quasi esclusivamente la fondazione di squadre di calcio. Cari giapponesi che avete organizzato la mostra, io lo so che voi non siete solo dei mangiasushi; gradirei che consideraste l'ipotesi che in Italia la rilevanza delle squadre di calcio non è poi così preminente.




Ah: è vietato fare fotografie, se non nella sezione Capitan Tsubasa, dove per l'occasione potete indossare le magliette dei giocatori più amati. Ciò mi ha costretto a usare il cellulare anziché la macchinetta che mi ero ricordata di portare.

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