domenica 17 febbraio 2013

I kill giants, o della semplicità delle emozioni



Joe Kelly e JM Ken Niimura, I kill giants, Bao Publishing, Milano 2010.
Edizione originale USA: I kill giants, Image Comics, 2008-2009.


Parlando di romanzo di formazione, la mente corre subito alla corrispondenza scolastica degli sfortunati Werther e Ortis, o alla traduzione bizzara del giovane Holden.
Ma un romanzo di formazione può anche essere raccontato con tratto leggero e sguardo gentile: può essere raccontato con il mezzo fumetto, in uno stile poetico che affronta temi oscuri. È questo il caso di I kill giants, graphic novel che narra l'estate di una ragazzina fra i dieci e gli undici anni, trascinata controvoglia via dall'infanzia.

 

Barbara, alunna di quinta elementare, affronta eventi terribili come l'abbandono e la morte; per questo si costruisce una corazza che tiene distanti i mostri, e anche tutte le persone che vorrebbero avvicinarsi. Ma il suo compito, quello di sconfiggere i giganti - metaforici, ma non per la sua viva fantasia - è troppo gravoso: per riuscire nell'impresa avrà bisogno del sostegno della famiglia, della scuola, degli amici e persino di una catastrofe naturale.


Ciò che davvero sorprende di I kill giants è l'incredibile energia comunicativa dei disegni di Ken Niimura, quadri essenziali ma completi: con pochi tratti, a volte quasi tremolanti, il disegnatore spagnolo dalle origini nipponiche riesce a schizzare un mondo emotivo completo, in cui più dei dialoghi contano i gesti e gli sguardi - anche quando vengono nascosti da grandi occhiali appannati. Il punto di vista è quasi sempre soggettivo, ma non in maniera immediatamente esplicita: così che si sorprende dal non poter leggere le parole che Barbara non vuole sentire, o dal vedere finalmente ciò che le emozioni avevano voluto tenere nascosto. Il tutto narrato con una tenerezza di fondo, che si percepisce persino nello scontro diretto con il terribile titano. Attenzione, la lacrimuccia è dietro l'angolo.


Fortunatamente, il finale è più consolatorio di quello dei classici della letteratura: i giganti non scompaiono, proprio come nella vita vera, ma Barbara ormai sa come affrontarli. I terribili fatti sono inevitabili e permangono: alla fine tutto sta nell'imparare a prenderli per mano.




3 commenti:

  1. Avevo visto "I kill giants" nel tuo menu Anobii già qualche tempo fa, e l'ho letto. Come sempre, ottimo consiglio!

    (P.S.: Ortis non è sfortunato, è un cicisbeo plagiatore!)

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    1. Ammetto di essere un po' in ritardo con le recensioni :)
      Ma sono contenta di aver ricambiato il consiglio di World War Z, che ho divorato!

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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