David Mazzucchelli, Big Man, Coconino Press, Bologna, 2000.
Edizione originale USA: Big Man, in «Rubber Blanket», n.3, 1993.
Di David Mazzucchelli avevamo già parlato, grazie al recente successo Asterios Polyp.
Qualche settimana fa mi è però capitata fra le mani l'edizione Coconino di Big Man, una breve graphic novel (un graphic tale?) che risale addirittura al 1993. Inizialmente era comparsa su «Rubber Blanket», una rivista antologica pubblicata dallo stesso Mazzucchelli fra il 1991 e il 1993; la scelta di riproporla singolarmente credo sia stata presa solo in Italia.
Il lavoro comunque vale la lettura e anche una certa dose di riflessione: Big Man è un fumetto nei toni del nero e del seppia, con un tratto essenziale e a volte solo schizzato (si fa addirittura difficoltà a distinguere i volti). Insomma, un fumetto che più che i dettagli suggerisce l'idea generale.
Ed è proprio questo il punto. Soggetto e sceneggiatura sono firmati Mazzucchelli, ma la trama è un classico dell'immaginario statunitense, frutto di un inconscio collettivo più che di una creazione individuale.
La storia, come anticipato dal titolo, è quella di un grande uomo - praticamente un gigante - che arriva misteriosamente nella campagna americana. I membri della comunità contadina sono inizialmente timorosi; ma presto il gigante, che non sembra in grado di parlare e scrive in un alfabeto sconosciuto, comincia a rivelarsi utile per i lavori più impegnativi, che non mancano nei grandi campi degli stati centrali. Fino a quando arriva la polizia, chiamata diversi giorni prima dai contadini spaventati: gli agenti, non conoscendo la natura di Big Man, sparano un colpo. Lui scappa, lasciandosi dietro un cadavere e il grande vuoto della prateria.
Il tema del gigante è molto presente nella narrativa americana, e mi sono sorpresa quando ho scoperto che non esistevano studi in merito - o almeno, io nella rete non sono riuscita a trovarne neanche un accenno. Ho pure attivato la mia registrazione alla Norton Anthology online, "regalatami" con i loro costosissimi volumi, per scoprire che il sito fa acqua da tutte le parti e non è utile neanche per fare una ricerca tematica. (Fra l'altro, l'attivazione è valida solo per un anno: potrei affittarvela a un tot a settimana, fatemi sapere.)
Così ho chiesto aiuto al blog vicino Nefelomanzia e una manciata di amici letterati e cinefili, e ho rintracciato un certo numero di film e romanzi contemporanei che fanno riferimento alla figura del gigante.
Notevole è come il personaggio ricopra quasi sempre lo stesso ruolo: un grande uomo dall'aspetto spaventoso, arrivato da luoghi misteriosi o per vie sconosciute (nel caso di Big Man, sembra si parli di un alieno: così pare inizialmente anche nel film d'animazione Il gigante di ferro). Il gigante in principio fa paura: ma presto si scopre che può dare aiuti pratici alla comunità. Spessissimo è legato al disagio mentale: in Big Man, stringe un rapporto affettuoso con Rebecca, una bambina apparentemente affetta da sindrome di Down. In altri casi, come ne Il Miglio Verde e in Big Fish, è il gigante stesso a rivelare una mente semplice. Tutti i romanzi e i film sono ambientati in piccole cittadine circondate dai grandi spazi degli Stati Uniti, adatti a grandi persone ("Hai mai pensato che magari non sei tu ad essere troppo grande, ma questa città ad essere troppo piccola?", Big Fish)
In ogni caso, il gigante ha un ruolo positivo. Unica eccezione è proprio un fumetto, a cui Big Man è stato direttamente paragonato (secondo Wikipedia: impossibile per me rintracciare la fonte originale): si parla ovviamente di Hulk, l'enorme personaggio Marvel creato da Stan Lee e Jack Kirby.
Hulk però non è un personaggio cattivo: è semplicemente la rappresentazione delle emozioni represse dal suo alter ego Robert Bruce Banner, fisico nucleare sfortunatamente incappato in una pioggia di raggi gamma. Da notare che il personaggio è chiaramente ispirato al Mr. Hyde di Stevenson e a Frankenstein di Mary Shelley, modelli europei e non statunitensi; e che inizialmente non doveva essere collegato alle manifestazioni di rabbia dello scienziato. Va poi aggiunto che ovviamente Banner/Hulk non vive in campagna nè in un contesto dove sia ritenuta utile la sua enorme forza fisica: forse in situazioni diverse Hulk avrebbe atteggiamenti differenti?
Ammetto candidamente di non essere un'esperta Marvel e quindi di non poter dire molto di più sull'argomento; ma l'ultimo film, The Avengers, l'ho visto anch'io: e quindi so per certo che anche Hulk può essere utilizzato in maniera positiva, una volta superata la paura del gigante verde molto ma molto arrabbiato.
La figura del gigante ha quindi tendenzialmente un ruolo positivo nell'immaginario statunitense: è questa la chiave che consente di leggere Big Man di David Mazzuchelli come una poetica fiaba sui ruoli all'interno della comunità rurale americana.
Per chi volesse continuare le ricerche sul tema, vi lascio con l'elenco che io e i miei "collaboratori" abbiamo stilato sull'argomento:
ROMANZI
Stephen King, The Green Mile, Signet Books, 1996.
Daniel Wallace, Big Fish: A Novel of Mythic Proportions, Pandher Books, 1998.
Tiffany Baker, The Little Giant of Aberdeen County, Grand Central Publishing, 2009.
FILM
My Giant, regia di Michael Lehmann, 1998.
The Green Mile, regia di Frank Darabont, 1999.
The Iron Giant, regia di Brad Bird, 1999.
Big Fish, regia di Tim Burton, 2003.
SERIE TV
Twin Peaks, soggetto di David Lynch e Mark Frost, 1990-1991.
FUMETTI
The Incredible Hulk, n.1, maggio 1962.
Si accettano ovviamente aggiunte, contributi e smentite, che confermino o distruggano la mia tesi sul gigantismo letterario nordamericano.
Avevo letto Big Man una decina d'anni fa e l'ho appena riletto, per una di quelle strane circostanze ce ti obbligano a farlo...
RispondiEliminaSono arrivato qui tramite google e trovo molto interesanti le sue analisi sulla figura del Gigante nella cultura di massa americana.
Mazzucchelli mi piaceva già quand'era un autore di successo per la Marvel e la DC Comics (Devil, Batman...) e ho ammirato la sua scelta extramercato.
Benvenuto Rudi! Io Marvel e DC Comics non le seguo molto, quindi su quella serie di lavori di Mazzucchelli non mi esprimo...però ho apprezzato molto le sue opere non supereroistiche. E sono contenta che l'analisi, sebbene incompleta, ti sia piaciuta!
EliminaLooved reading this thanks
RispondiElimina