sabato 30 giugno 2012

Cinquemila chilometri al secondo o del colore e della staticità


Manuele Fior, Cinquemila chilometri al secondo, Coconino Press, 2010, Bologna.


«Incrociando rotaie,
seduto su vagoni deserti
ho guardato il presente solcare il passato
fermandomi al vetro.
E il tuo volto ha il colore
di un'estate fantasma
che hai lasciato senza fretta cadere
come un vestito.

da Elena - Siberia (1984)
Federico Fiumani - Diaframma»
Epigrafe di Cinquemila chilometri al secondo.


In un fumetto, il colore o il bianco e nero hanno spesso un significato. A differenza del disegno e del testo però, nella nostra cultura i colori non hanno un codice interpretativo preciso: non vengono utilizzati e letti in maniera strettamente razionale (a meno di casi particolari, come Asterios Polyp), ma hanno una fortissima valenza emotiva. Una colata di nero o una leggera sfumatura rosata sono spesso sufficienti a connotare una tavola.

Nel caso di Manuele Fior e di Cinquemila chilometri al secondo, il colore ad acquerello è uno degli elementi più forti della narrazione; ed è anche una chiave intepretativa importante. La storia è infatti costruita in crescendo, nell'attesa di un temporale che sin dalla copertina sappiamo dovrà scatenarsi.



Perciò si parte dalla piena luce. I tre protagonisti, Piero, Nicola e Lucia, si incontrano in un'estate di adolescenza: sono pieni di vita e di voglia di viverla, davanti a loro si vedono mille opportunità e futuri possibili. C'è la luce, che illumina e riscalda tutto: anche troppo, si avverte il caldo, il sudore e la noia - cioè la voglia di fare qualcosa.

Piero e Lucia, detta Lucy, si innamorano, ma noi non lo vediamo e non sappiamo il colore di questa relazione; sappiamo però che si sfalda quando Lucia per studio si trasferisce qualche mese in Norvegia. Dove è inverno, e quindi è sempre buio: il sole sorgerà verso marzo.
Alla notte invernale si contrappone la luce sì calda, ma anche polverosa e pesante (soffocante) dell'Egitto, dove qualche anno dopo troviamo Piero, ormai affermato archeologo.


Le vite dei protagonisti proseguono quindi in quest'alternanza di luci, cioè luoghi e stati d'animo; fino all'arrivo dell'acquazzone. Che è lo scenario in cui avviene il re-incontro di Piero e Lucia, ormai adulti e accasati: si rifugiano in un locale, dove la poca luce presente fa intravedere qualche possibilità di riavvicinamento. Ma basta il buio di un gabinetto, in cui i due si rinchiudono alla ricerca di intimità, per rendere evidente che non è più il tempo delle possibilità, che tutto è già deciso e non può cambiare. Escono, e li accoglie il buio della notte - e quel punto la sorpresa: Lucia ora vive con Nicola, il terzo ragazzino. Non ci sono nuove possibilità, solo quelle che provengono dal passato. E Piero si allontana in un taxi automatico, futuristico e gelido mezzo di trasporto.

L'epilogo, poche pagine ambientate di nuovo al tempo illuminato dell'adolescenza, chiarisce come in realtà le cose fossero destinate a non mutare sin dall'inzio della storia: Nicola adolescente indossa una maglietta con la scritta "no future", e dichiara ad alta voce, lentamente, "io odio i vecchi". I tre ragazzi orami adulti non sono affatto invecchiati, il tempo per loro non si è mosso. Tanto che il negozio di alimentari, vicino all'entrata della palazzina dove si sono conosciuti i protagonisti, rimane immutato per oltre 30 anni. Taxi futuristici e negozi di alimentari: un accostamento che urla l'immobilità del tempo nella trama.


In realtà, si può ipotizzare che neanche dal punto di vista dei luoghi i tre si siano mossi: nonostante tutti i loro spostamenti (solo Nicola rimane nel paese, da giovane e da adulto), Lucia e Piero appaiono sempre alla ricerca delle radici, di un posto a cui appartenere. E sembra che questo posto possa essere appunto solo la cittadina dell'adolescenza: Nicola e Lucia ci vivono insieme, mentre Piero, che di nuovo parte per l'Egitto, appare solo e triste (da solo nel taxi automatico). Ha una moglie e un figlio, ma non li vediamo, ed anche quando se ne parla non rivelano alcuna carica emotiva.


Paradossalmente, si possono fare cinquemila chilometri al secondo restando immobili.

La situazione è quindi statica per tutta la durata della graphic novel; Manuele Fior ha dichiarato di aver voluto raccontare la generazione precaria di oggi, basandosi però sulle sue esperienze e ricordi personali. Il risultato, più che un'opera di denuncia della situazione odierna, è una storia sempre valida. L'inizio appare ambientato negli anni '80, o forse inizi '90: la canzone citata all'inizio, datata 1984, compare in realtà solo nell'edizione in cd di Siberia del 1992 (qui per sentirla) - o in un EP in collaborazione con i Litfiba nel 1985, che però ha ovviamente un altro titolo. I protagonisti, diciottenni nel 1992, sono quindi nati nel 1974, forse nel 1975 come Fior; e vivono le sue esperienze, compresi i soggiorni in Norvegia e in Egitto. I fatti dovrebbero essere inventati; ma tutto suona come un grande "se": cosa sarebbe successo se...? E questa è una domanda sempre attuale. Oppure magari lo è solo per la generazione precaria, ma io ne faccio parte e ne vivo circondata, e forse do per universali sensazioni particolari.

Per stemperare il pessimismo della storia, assolutamente priva di lieto fine: sono fermamente convinta che il dottor Cramer, l'antipaticissimo archeologo milanese che usurpa la direzione degli scavi a Piero, sia ispirato al Dottor Kranz, l'acerrimo rivale di Indiana Pipps! Non notate anche voi una certa somiglianza?

Il disegno del Dottor Kranz è di Massimo De Vita; si ringrazia Paperpedia per averlo caricato in rete, anche se in un linguaggio incomprensibile.


4 commenti:

  1. che bello, l'ho letto e m'è piaciuto... i colori sono così vivi che sembra di esserci dentro...

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    1. Già, soprattutto quelli dell'estate italiana sono terribilmente realistici! e probabilmente anche gli altri, solo che non ho esperienza diretta di Norvegia o Egitto, e quindi non posso garantire.

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  2. Il mio pesce di Babele mi suggerisce che Kranz parli finlandese e dica qualcosa come: "Ellen non dev'essere in grado di vendere da sola e io sono invincibile!". A te trovare la storia e la versione italiana più appropriata! :-)

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    1. Be' allora si rimane nell'area scandinava! Per trovare la storia, bisognerebbe avere un archivio di Topolino a disposizione...Massimo De Vita ha disegnato moltissime storie di Indiana Pipps, soprattutto negli anni '90 - ma con incursioni fino al 2007.

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