giovedì 28 maggio 2015

Dolci Tenebre o della lettura che disorienta



Conoscete lo Spazio B**K di Milano? È una libreria nel quartiere Isola, in via Porro Lambertenghi 20, specializzata in illustrati, fumetti e autoproduzioni: una vera miniera, per chi ama le immagini. In più, allo Spazio B**K si organizzano tanti laboratori e incontri per gli appassionati del genere.
Un paio di mesi fa ho partecipato proprio al laboratorio Leggere a fumetti: un’occasione per parlare di tavole e nuvolette con Andrea Plazzi e soprattutto Leonardo Rizzi, che poi ho intervistato per Lo Spazio Bianco. Plazzi, editor della Panini, si è concentrato sugli aspetti storici, ripercorrendo in mezza giornata 100 anni di fumetto statunitense, dai quotidiani ai supereroi; Rizzi, invece, ha spalancato le porte sugli aspetti più tecnici della lettura di fumetti: vi siete mai chiesti quanto tempo passa fra una vignetta e l’altra? Rizzi saprebbe dirvelo, e adesso un po’ lo so fare anche io.

Ma il punto più importante è che in due giorni ho scoperto una quantità di fumetti interessantissimi: erano tutti sparsi sul tavolo, come documenta la foto in cima al post, e la tentazione di mettersi a leggere invece che ad ascoltare era forte. Tanto che alla fine, nonostante le ristrettezze economiche e spaziali in corso (scrivetemi se intendete adibire una stanza a biblioteca, potremmo creare un “fondo Estuan”), un fumetto che non conoscevo l’ho anche comprato.


Si tratta di Dolci tenebre, di Fabien Kehlmann e Kerascoët (pseudonimo collettivo di Marie Pommepuy e Sébastien Cosset), pubblicato in Italia da Bao: qua sopra ne vedete la copertina, che in libreria viene nascosta da una sopraccoperta meno classica e meno efficace.
Non fatevi ingannare dalle prime pagine: non è un libro per bambini, e l’unica bambina presente muore entro pagina 2. A rimanere vivi sono invece i personaggi della sua immaginazione: principesse e principi, gemelle ballerine, personaggini da manga arrivati da chissà quale cartone animato, una donna coraggiosa e tante bamboline di diverso carattere e dimensioni. Un cadavere non è però un buon posto dove vivere, neanche per dei personaggi immaginati: il primo problema che il gruppo si trova ad affrontare è quello della vita in un bosco già occupato da insetti, roditori, uccelli e anfibi.  


Il secondo problema è che i personaggi sono il frutto dell’immaginazione di una bambina. Quindi, come la loro creatrice, sono ingenui e buffi, ma con un carattere semplice, spietato e del tutto privo di controllo. I ragazzini del Signore delle mosche vi sono sembrati crudeli? Anche qui ci sono moltissime mosche, ma ad agire sono personaggi ancora più piccini.

Nel bosco si consumano intrighi, omicidi, torture e soprusi - tutto compiuto con gli occhioni di disegni infantili e con richiami alla fiaba, come la pelle di topo indossata dalla minuscola protagonista. Non aspettatevi un racconto di formazione o di maturazione: il tempo, come in una fiaba, sembra del tutto incosistente nonostante lo scorrere delle stagioni - anzi, è circolare e quindi annulla ogni possibilità di cambiamento: si inizia con la merenda di un principe e si finisce con il pasto di un principe, anche se di tutt’altro genere. E paradossalmente, proprio la circolarità potrebbe essere la salvezza: dall'esperienza si impara, anche a sopravvivere.
Una piccola storia di smarrimento e di riscoperta, da leggere se avete voglia di indossare occhi diversi dal solito.

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