Non so se vi è mai capitato di leggere un fumetto mentre siete a tavola. A me sì: di solito l'associazione preferita è graphic novel corposa e panino al prosciutto. Ovviamente ce ne sono di più raffinate, e il fumetto si potrebbe leggere non mentre si mangia ma mentre si prepara da mangiare: questo è più o meno ciò che si potrebbe credere di fare con la versione a fumetti, disegnata da Alberto Rebori, di La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, long seller di Pellegrino Artusi pubblicato per la prima volta nel 1891.
Il libro è del 2001, casa editrice Corraini; io l'ho scoperto grazie alla mostra organizzata dall'Eataly di Roma, allestita fino al 30 settembre (il resoconto della visita, che fa parte dei viaggi d'aprile, lo potete leggere su Lo Spazio Bianco). In realtà, cucinare seguendo le istruzioni di Rebori potrebbe risultare complicato: non ci sono indicazioni di quantità, nè descrizioni accurate, e non si può neanche dire che i disegni siano proprio verosimili. Il bello è che i personaggi di Rebori, gli zii Rosa e Vittorio, sono una coppia attempata ma moderna, che come il lettore si destreggia fra le indicazioni vetuste di Pellegrino Artusi, riportate alla lettera in didascalia e, più o meno fedelmente, disegnate: si evidenziano le contraddizioni di un linguaggio e di una serie di preparazioni oggi non più in uso. Si tratta, in sintesi, di una buona introduzione alla prima opera culinaria dell'Italia unita, che comporta una riflessione sul mezzo fumetto, sulle trasformazioni della società e della sensibilità.
Ma attenzione: se avete qualche tendenza al vegetarianesimo, ma anche se siete semplici lettori di fumetti di fumetti Disney con animali antropomorfi, la visione di anatre, piccioni e conigli parlanti che si gettano in padella di propria volontà potrebbe causare qualche turbamento!
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