Métal Hurlant, Panini Comics, Modena 2013.
Edizione originale della raccolta: Humanoids, 2011.
Storie apparse su «Métal Hurlant», edizione USA, 2002-2004.
Panini è una delle poche case editrici italiane che non sembrano soffrire della crisi. A giugno la notizia dell'acquisizione delle licenze Disney per «Topolino», «Violetta» e altre riviste italiane; qualche mese prima il lancio della nuova collana di graphic novel 9L, e, da pochi giorni, l'annuncio per la ricerca di un nuovo staff per il fumetto francese - si presuppone quindi un prossimo ingresso anche in quel campo.
Certo la Panini era già nota per un buon numero di successi editoriali (in pole position le figurine dei calciatori e «Rat-Man», oltre a tutte le pubblicazioni Marvel in Italia), ma sicuramente non per la raffinatezza culturale delle sue edizioni. Per questo, quando qualche settimana fa ho visto in vetrina il volume Métal Hurlant, mi sono decisamente stupita. «Métal Hurlant» è stata infatti una delle riviste cardine del fumetto francese, fondata da Moebius, Druillet e soci nel 1974, portatrice di importanti innovazioni stilistiche e tematiche nella bande dessinée. Insomma, oggi una pubblicazione non per tutti i lettori, ma decisamente per aspiranti filologi e acclarati nostalgici.
La scarsa risoluzione della quarta a destra, quella in inglese, è tutta da imputare alla qualità dell'anteprima di Amazon.com. |
Infatti al primo sguardo ero caduta in errore. Basta leggere la quarta fino in fondo - o i nomi degli autori proprio sulla copertina. Non si tratta del «Métal Hurlant» francese, bensì di una raccolta di storie statunitensi dei primi anni 2000. L'edizione Panini è in effetti la traduzione di una raccolta pubblicata da Humanoids (USA) nel 2011. Da questo volume è stata fra l'altro tradotta pedissequamente la quarta di copertina italiana - e già questa non mi sembra una buona idea, un minimo di adattamento sarebbe consigliabile. Ma fra le due quarte c'è una piccola evidente differenza: nell'edizione USA era ben segnalato l'anno di pubblicazione delle storie, mentre il dato scompare nella versione italiana. L'indicazione si ritrova piccolina piccoletta nel colophon interno. Perché mai? Si ritiene che i lettori italiani sappiano leggere meglio fra le righe di quelli statunitensi? Non vorrei credere che gli intenti fossero meno nobili, e che non si ritenesse un male causare nel pubblico qualche dubbio.
In realtà, non si capisce bene proprio quale fosse il pubblico di riferimento di Panini per questo volume. Lettori generici di fumetti, «Rat-Man» e «Dylan Dog», capitati per caso su questo titolo? Ma alla spiegazione di cosa sia stato «Métal Hurlant» e quale sia il senso di questa raccolta moderna si dedicano solo 21 righe di postfazione. Poco perché sia comprensibile a chi non ne sa niente, poco per suscitare curiosità e voglia di approfondire. Forse si voleva parlare a chi già conosceva la rivista o gli autori della raccolta? Allora una spiegazione tanto generica quanto quella delle 21 righe risulta addirittura superflua.
La dura realtà è che mezza paginetta di postfazione non ha senso in sé. Non parla delle storie appena lette, non chiarisce il contesto. Ci voleva un'introduzione, e meglio curata - oppure niente: le storie ci sono, l'intrattenimento è servito. In entrambi i casi, il libro ne avrebbe guadagnato in identità.
Poi le storie non sono affatto male (la mia preferita è Republika di Alixe e McClung). Ma urta che un volume del genere sia stato trattato tanto superficialmente.
Pascal Alixe e Kurt McKlang, Republika. |
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